Il reportage di una delle vendemmie più dure, difficili e diaboliche degli ultimi decenni per le aziende di Montalcino.
Con i suoi 40anni di critica enologica sulle spalle, Andrea Gabbrielli ci accompagna nelle vigne e nelle cantine, illustrando come non troverete da nessun’altra parte, una stagione per alcuni “da mani nei capelli”.
Ringrazio menzionandoli tutti i produttori che ci hanno ricevuti nei giorni per loro più impegnativi.
Cosa vedrete (senza abbonamenti o moleste iscrizioni): un reportage speciale di 25 minuti, integrale, in italiano. Nei prossimi giorni vi proporremo anche le singole interviste e i momenti salienti separatamente.
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Buona visione >
DP
TRACK LIST DEL REPORTAGE:
Presentazione dell’annata. Cos’è la peronospora e perchè ne dobbiamo parlare.
italiatv.it – Montalcino – Col d’Orcia, storica azienda vitivinicola di proprietà della Famiglia Marone Cinzano dal 1973 e interamente biologica dal 2013, è oggi l’unica Cantina in Toscana ad aver ottenuto due importanti riconoscimenti: la Certificazione Equalitas, standard che affronta la sostenibilità nel settore del vino secondo i tre pilastri: sociale, ambientale ed economico, – e la Chiocciola di Slow Wine – simbolo assegnato alle cantine che condividono la filosofia di Slow Food, operando in modo consapevole e responsabile nei confronti dell’ambiente e territorio.
La certificazione Equalitas ottenuta riguarda l’aspetto di “Cantina Sostenibile” per le attività di gestione del vigneto, produzione, invecchiamento, affinamento e imbottigliamento in bottiglia di vetro di vini bianchi e rossi fermi. Un importante traguardo raggiunto all’inizio del mese di ottobre dopo uno scrupoloso audit da parte di Valoritalia, primo ente certificatore delle Denominazioni di Origine del Vino, che, assieme al quotidiano e consapevole impegno di Col d’Orcia per le pratiche sostenibili, sancisce la perfetta integrazione della Società con il territorio e la comunità locale.
Sempre in ambito di sostenibilità, la Guida Slow Wine 2024 ha da poco premiato Col d’Orcia con una Chiocciola, simbolo assegnato alle cantine per il modo in cui interpretano valori (organolettici, territoriali e ambientali) in sintonia con la filosofia di Slow Food, associati a un’eccellente qualità̀ della proposta, e ha insignito Francesco Marone Cinzano con il Premio Speciale alla Carriera. Un riconoscimento ancora più di valore se si considera l’estensione della tenuta che oggi conta 149 ettari vitati a conferma dell’estrema attenzione a garantire vini eccellenti nel rispetto della natura e del territorio.
“Questi riconoscimenti arrivano in un momento molto importante della storia di Col d’Orcia, a 50 anni dalla sua acquisizione. Sono numerosi i momenti da ricordare con orgoglio ma certamente il nostro impegno in ambito sostenibile ha un valore particolarmente grande perché significa che la nostra responsabilità è rivolta alle generazioni future. Col d’Orcia esprime la sostenibilità non solo istituzionale ma in particolare quella della gestione olistica dell’agricoltura, quella della comunità di intenti dell’imprenditore agricolo e di tutto l’universo produttivo che lo circonda”. Afferma Francesco Marone Cinzano, proprietario di Col d’Orcia.
Quest’anno, inoltre, ricorrono 10 anni dalla Certificazione Biologica. A partire dal 2010 è iniziato il processo di conversione al biologico non solo dei vigneti ma anche degli oliveti, seminativi, parco e giardini, che si è concluso nel 2013 rendendo Col d’Orcia un’oasi biologica a Montalcino.
La sostenibilità è un concetto cardine che ispira da sempre la filosofia di Col d’Orcia, dall’attività vitivinicola all’allevamento ovicaprino e di arnie, dalla cantina all’attività agricola fino a quella di agriturismo.
A dimostrazione del continuo impegno aziendale nella ricerca di equilibrio tra uomo e natura, quest’anno è stato redatto il primo Bilancio di Sostenibilità, documento che descrive gli obiettivi aziendali, i traguardi raggiunti e gli impegni futuri nei confronti dell’ambiente, dei lavoratori e della comunità locale.
Tre le direttrici principali che guidano le azioni aziendali verso un futuro più responsabile, che fanno di Col d’Orcia un modello virtuoso, dove tradizione ed innovazione convivono in un’azienda agricola e vitivinicola biologica. In particolare:
Cura per l’ambiente e salvaguardia della biodiversità: attraverso le coltivazioni secondo i principi dell’agricoltura biologica, la pratica del sovescio e i prodotti organici; la scelta di materiali sostenibili, tra cui un vetro più leggero per le bottiglie di vino, scatole di imballaggio in cartone riciclato e 100% riciclabile e la progressiva sostituzione di capsule in stagno in favore di quelle in polilaminato; la costruzione di strutture efficienti dal punto di vista energetico, per esempio, attraverso l’uso di pietre del luogo nelle ristrutturazioni dei fabbricati aziendali, o la presenza dal 2017 di un impianto di pannelli fotovoltaici; l’adozione di buone pratiche per preservare la risorsa idrica, facendo uso di un impianto di irrigazione a goccia e introducendo un impianto di depurazione biologica avanzata delle acque reflue; il rispetto della raccolta differenziata per lo smaltimento dei rifiuti; la salvaguardia del patrimonio forestale di 90,64 ettari di superficie boschiva fondamentale per contribuire all’assorbimento di CO2 dall’atmosfera, nonché per garantire la sopravvivenza di specie vegetali e animali autoctoni; la predisposizione di misure ad hoc per tutelare la biodiversità, il paesaggio e l’ecosistema della Val d’Orcia, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità.
Attenzione ai dipendenti e collaboratori: attraverso programmi di formazione per i dipendenti al fine di accrescerne professionalità e valore; attenzione alle pari opportunità; sviluppo di un ambiente di lavoro sano e positivo, per esempio attraverso l’indagine di clima aziendale che ha permesso di ottenere degli ottimi spunti di riflessione sui quali la Società può migliorarsi; programma di welfare aziendale; introduzione dal 2019 del codice di condotta Amfori Bsci, che ha permesso di formalizzare una politica/procedura di comunicazione rivolta a tutti gli attori aziendali (dipendenti, collaboratori esterni) con lo scopo di garantire che il consumatore non sia mai tratto in inganno dalla comunicazione aziendale.
Supporto alla comunità locale: promozione del territorio attraverso visite guidate, degustazioni ed esperienze gastronomiche a “Km zero”; collaborazioni con istituti formativi e università locali per percorsi di stage e progetti didattici che consentono lo sviluppo di competenze pratiche e professionali nel settore;; adesione ad associazioni per la promozione dei vini nei mercati esteri; partecipazione alla Fondazione Territoriale del Brunello di Montalcino per reinvestire parte dei profitti aziendali a beneficio del territorio, con particolare riguardo all’ambito socio sanitario, alla cultura ed al recupero del patrimonio storico ed artistico; socio fondatore del “Comitato per Montalcino Bio”, nato nel 2015 per promuovere nel Comune di Montalcino lo sviluppo dell’agricoltura e degli allevamenti biologici; incessante lavoro di Ricerca e Sviluppo condotto assieme a Università e Istituti di Ricerca, come quello iniziato nel 1989 con il Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura dell’Università di Firenze, volta ad esaminare importanti temi viticoli che successivamente sono diventati veri e propri temi di ricerca di interesse per tutto il comparto viticolo italiano.
L’azienda, un profilo. Col D’Orcia è una storica azienda vitivinicola di 540 ettari biologici di cui 149 vitati sita nel Comune di Montalcino. Di proprietà della Famiglia Marone Cinzano dal 1973, ha contribuito sin dagli anni ‘80 all’ottenimento della DOCG per il Brunello e a quello della DOC per il Rosso di Montalcino. Dal 1992 la guida è affidata al Conte Francesco Marone Cinzano che, ricevuto il testimone dal padre Alberto, ha contribuito all’incremento degli ettari vitati della tenuta, fino agli attuali 145 di cui 106 di Sangiovese Brunello, 7,5 di Sangiovese Sant’Antimo, 9 di Cabernet, 6 di Merlot, 4 di Pinot Grigio, 3 di Chardonnay e altrettanti di Moscadello, 2,5 di Syrah e 1 ettaro dedicato a vitigni vari a bacca rossa. L’azienda produce 15 etichette certificate biologiche (Poggio al Vento Brunello di Montalcino Riserva Docg, Cogronol d’Orcia Brunello di Montalcino Docg, Col d’Orcia Brunello di Montalcino Docg Nastagio, Olmaia Cabernet IGT Toscana, IGT Toscana Nearco, IGT Toscana, Banditella Rosso di Montalcino, Rosso di Montalcino Doc, Gineprone Chianti Docg, Spezieri Igt Toscana, Ghiaie Bianche Chardonnay IGT Toscana, Pinot Grigio IGT Toscana, Pascena Moscadello di Montalcino DOCG Vendemmia Tardiva, Grappa di Brunello Poggio al vento, Grappa di Cabernet Olmaia, Grappa di Moscadello Pascena). Col d’Orcia possiede inoltre circa 5.500 piante di ulivo, alcune delle quali vantano oltre 400 anni, distribuite sulla collina che da Sant’Angelo in Colle degrada verso il fiume Orcia con una altitudine di 200/350 mt slm. Le varietà sono: Frantoio, circa il 70%, Leccino e Moraiolo.
ITALIA TV – “Caro direttore, Luigi, meglio parlare che farsi parlare: dopo il cambio di gestione, il cambio di filosofia e soprattutto dopo una stagione severa per la vigna, culminata con la grandinata a pallettoni del 17 agosto, ti propongo un incontro, “per parlare tu”, così da sgomberare il campo dal gossip che, come sai bene, per lo più è maligno.”
A questo messaggio, Luigi Magnolfi (neo capo Mastrojanni) ha risposto dritto, con data e ora; con Andrea Gabbrielli siamo andati. La video intervista è parte dello “Speciale vendemmia Brunello 2023” di prossima uscita.
“Si, ma cosa vi ha detto?”.
Accolti come papi dal giovanotto con l’inglese fluente e il biondo chinon che fa molto “bio-naturale”, saliamo in quello che era il “sacro uffizio” del direttore precedente: il fantasma c’è. Il mediceo Magnolfi ci riceve col celebre ritratto di Galileo “in faccia” e accanto l’onda di Hokusai. Tutto molto stimolante e con quella giusta dose di modestia calcolata. Pensata, scelta, studiata: perchè è un ingegnere che fa il vino biodinamico, quindi un uomo di Scienza che alla Scienza ha fatto voto, e che sa che che almeno per un pò dovrà fare fronte alla domanda che i più penseranno solamente, senza avere il coraggio di fargli: “Sai che la biodinamica paga lo scotto della stregoneria?”
Mi dice che preferisce “Amministratore” piuttosto che “Direttore”, e tanto sia.
Caro Amministratore, considerando che eri al comando solo da qualche mese, quando ti chiamarono che eri al mare dicendoti che la grandine aveva spaccato il parabrezza delle macchine nel parcheggio accanto alle vigne, cosa hai pensato?
“Nervi a posto: ho chiesto più dettagli possibili ma comunque affrettandomi a ritornare”.
Siamo qui oggi perchè le vigne di Mastrojanni e Le Ripi e confinanti sono quelle più colpite dalla grandine: è chiaro che non dipende da voi, ma tant’è. Se palle di ghiaccio spaccano i vetri delle automobili, non voglio pensare a cosa hai subito in vigna…
“Vigna Loreto; si a Vigna Loreto registriamo un danno importante. Ma apprezzo la visita, perchè mi consente di reportare a dovere. Mastrojanni accusa una perdita del 40% dell’annata, è vero, ma altra cosa sono i gossip montalcinesi; si dice che siamo morti, che gli stregoni portano male e via con tutte le sciocchezze del genere. Tu sei qui, oggi, a vendemmia appena terminata; sei passato nelle vigne: ti sembra che siamo morti?”
No, affatto. Trovo una realtà vibrante, concentrata; magari colpita, certo, ma senz’altro non morta.
L’Amministratore ci apre una 2016, ma chiedo una 2018 accanto: sono le ultime annate della vecchia gestione; puro sesso.
Amministratore, dai..,: svelaci cosa hai deciso nel momento più buio, cosa hai fatto e perchè non sei morto.
“Ho fatto fare una selezione di base in vigna e ho chiesto di portare tutto ciò che non era malato in cantina; ho comprato un tavolo di cernita in più e raddoppiato il personale per la selezione manuale. Ho chiesto di separare tutti gli acini colpiti da quelli intatti, grappolo per grappolo: hai ide a di cosa voglia dire…?! Uno sforzo pazzesco, unico spero, e consentimi di levarmi il cappello per i miei collaboratori”.
Quindi alla fine…
“Alla fine solo ottima uva in vasca; la metà circa di quella per la quale avevamo lavorato, ma a prova di gara”.
E la peronospora?
“Ti faccio vedere i registri dove denuncio una perdita del 5%”.
Sei stato molto bravo; parliamo del cambio filosofico.
“Si, certo ma tornate con calma e ben volentieri. Nel frattempo, per il tuo pezzo: non facciamo sacrifici umani; non mettiamo ghirlande per pestare l’uva coi piedi e più che alla Luna guardiamo alla pianta. Ti va d tornare?”
Con il ritorno della Riserva di Brunello di Montalcino torna anche l’annosa questione della troppa differenza di prezzo fra grandi vini italiani e francesi. Ma…
italiatv.it – Chi ama il Brunello di Montalcino sa che la Riserva non viene prodotta in tutte le annate; è una tipologia con presupposti, impostazione e finalità diverse dal Brunello annata. E’ il “vino di punta”, il più pregiato e nella storia di Montalcino, la tipologia che ha contribuito maggiormente al mito del Brunello. A breve sarà presentata la Riserva 2018 di Caprili, “AdAlberto”, che ho avuto la possibilità di assaggiare recentemente in una degustazione delle più “recenti” annate della casa, ovvero dalla metà degli anni ’90 ad oggi.
“AdAlberto” è prodotto nel vigneto “Madre”, che risale al 1965. Ciò che rende particolarmente interessante la Riserva di Caprili è che l’azienda non produce un Brunello Vigna: “il Vigna è la Riserva”. Uno dei punti forza di questa tipologia, che Caprili rilancia anche per quanto segue, è la sua competitività nel segmento alto, nel quale verso i francesi soffriamo un gap di prezzo. Quanti anni sono che ci si lamenta “i nostri vini non sono di qualità inferiore eppure costano anche meno della metà dei corrispondenti francesi?”. Caprili ha tutte le carte in regola, enologiche e storiche; la Riserva AdAlberto 2018 è straordinaria; et alors, le jour de gloire est-il arrivé?
IT’S SUNDAY, BRUNELLO INDEPENDENT! 13 minuti con Cantina Patrizia Cencioni – Nel tour tra le valli di Montalcino per la 3° stagione della serie #brunelloindependent, incontriamo nelle terre rosse per la prima puntata, Clara Monaci, vulcano di energie ed emozioni. Poi ci siamo spostati nel versante nord, a Podere Cerrino dal grande Giuseppe Gorelli. Patrizia Cencioni e sua figlia Annalisa ci hanno accolto nella loro azienda sulle porte di Montalcino. E il viaggio continua… La prossima settimana, GIODO, l’azienda di culto di Bianca e suo padre Carlo Ferrini.
ITALIA TV – “Brunello Independent” 3° stagione, puntata 2; di e con Andrea Gabbrielli, per la regia di Dario Pettinelli. ENG SUBTITLES by Monty Waldin
In questa puntata: GIUSEPPE GORELLI Il giro degli incontri con i produttori del Brunello di Montalcino arriva da Giuseppe Gorelli, uno dei massimi esperti di Sangiovese e di Montalcino, con 42 vendemmie alle spalle, pioniere di 3 aziende, comunica ad Andrea Gabbrielli per primo la notizia del suo ingresso nel club dei proprietari di azienda. Podere Cerrino diventa Podere Le Crete, con le vigne ai piedi del paese, lato nord. Giuseppe Gorelli è “enologo di culto”: ancora oggi diverse aziende importanti di Montalcino se ne avvalgono. Buona visione
We want to contribute to the celebrations of the 4th of July, the day that commemorates Independence Day. And we do so by dedicating the first episode of the third series of Brunello Independent to our American friends, with English subtitles. Have a nice day America” Il team di Brunello Independent partecipa ai festeggiamenti del 4 Luglio, giorno che ricorda l’Independence Day. E lo fa dedicando agli amici americani la prima puntata con i sottotitoli in inglese della III° serie di Brunello Independent. Have a nice day, America (Y)
Un allievo divenuto maestro del Brunello, Giuseppe Gorelli
di Andrea Gabbrielli
Per Giuseppe Gorelli, classe 1964, a 18 anni iniziare ad affiancare Giulio Gambelli nei suoi giri di assaggi per le cantine di Montalcino, è stato come frequentare un master all’università con il docente più prestigioso della facoltà. Formalmente era il suo autista – Giulio non guidava volentieri e gli spostamenti a Montalcino possono impegnativi dal punto di vista stradale – compito che il Consorzio del Brunello gli aveva assegnato dopo averlo assunto part time. Per Giuseppe era il primo impiego ufficiale. Non potevano fargli un regalo migliore. Un impegno, quello di accompagnare Gambelli, che durò molti anni e ciò ha significato un lungo tirocinio, ricco di insegnamenti, di consigli pratici e soprattutto l’acquisizione di un metodo di lavoro. Quel metodo che ha permesso a tante, tantissime aziende, soprattutto medio piccole, di migliorare la qualità dei vini, Brunello in primis. L’igiene in cantina, per Gambelli, era l’elemento da cui si doveva partire. Negli anni Ottanta dello scorso secolo a Montalcino, a parte qualche grande azienda, la situazione non era sempre ottimale. Le cantine, spesso ricavate dalle stalle del bestiame, qualche volta non erano state bonificate sufficientemente in profondità, la pulizia degli ambienti poteva lasciare a desiderare e per di più poteva capitare di trovare stoccati materiali non consoni all’affinamento del vino. Anche semplici consigli come risciacquare pompe e tubi dopo l’uso, tenere puliti i rubinetti, valvole e gavole, erano molto utili. Per chi aveva iniziato da poco, le botti e i materiali vari erano nuovi, però si trattava di mantenerli in buono stato. L’aspetto più interessante per Giuseppe è stato imparare ad assaggiare i vini in affinamento con spirito critico, scoprendone vizi e virtù. Gambelli, oltretutto dotato di una memoria prodigiosa, era il numero uno in assoluto in questo campo. Era in grado di riconoscere e di “tracciare” il sangiovese, cantina per cantina, botte per botte, come nessun altro. Giuseppe Gorelli ha assorbito come una spugna questi mille insegnamenti che poi ha riversato nel suo lavoro di enologo e di consulente. I miglioramenti della qualità di un vino, spesso stanno proprio nei piccoli particolari. Ha imparato altresì che “meno si interviene sul vino è meglio è”, una lezione che non ha mai smesso di applicare.
Insomma Giuseppe ha fatto un training molto importante oltretutto avendo la possibilità di girare in lungo e in largo il territorio di Montalcino conoscendo terre e vigneti di tutte le esposizioni del Brunello. Giuseppe ha lavorato per Consorzio di tutela sino al dicembre 1999. Ma come produttore aveva già iniziato – a parte le primissime esperienze con il babbo negli anni Ottanta- nel 1993 quando erano nata l’azienda Le Potazzine, uno dei nomi di punta del Brunello di oggi, dove rimarrà sino a maggio 2017. In tutti questi anni ha esercitato anche il mestiere di consulente conquistando la fiducia, solo per fare alcuni nomi, di aziende come Sesti, Fattoi, Casanuova delle Cerbaie, Le Gode, Terrenere, Paradiso di Manfredi, Cerbaia, Val di Cava, Banfi ed altre ancora. La fondazione di Gorelli Wine, la nuova azienda di cui è titolare, è recente (2017). Grazie al fattivo supporto dell’amico produttore Maurizio Lambardi, è riuscito ad acquistare dei vigneti di Rosso e di Brunello, precedentemente condotti in affitto, a cui si è aggiunta una piccola cantina. La nuova azienda, nel versante nord di Montalcino, un’area sempre più interessante per la produzione del Brunello, ha preso il nome di Podere Le Crete (ex Podere Cerrino). Il primo Brunello della Gorelli Wine, è dell’annata 2018. Complessivamente la produzione compreso Rosso e l’Igt Toscana Brigo (sangiovese) si aggira sulle 26.000 bottiglie in buona parte esportate nei principali mercati, italiani ed esteri.
Giuseppe Gorelli sarà il protagonista di una puntata della III stagione di Brunello Independent, in onda in questi giorni, sottotitolato in inglese.
Economia circolare, unico modo per coniugare idealismo, sviluppo e benessere. La decrescita non è mai felice; la sostenibilità è crescita. Il segreto della biodiversità.
Il primo nemico di ogni futuro, oggi più che mai, è l’ignoranza, la persona incolta. E’ nella scuola il futuro; perchè formare è possibile, cambiare meno.
di Dario Pettinelli – Un’occasione storica, unica. Mai come oggi registriamo la piena sintonia tra Fede e Scienza; una prospettiva comune, quella “ambientalista”, umana nell’accezione più nobile e completa del termine. Si registra una convergenza tra Scienza e Fede in tutte le più diffuse confessioni religiose di matrice creazionista e nel buddismo, con le sue molteplici interpretazioni (che però non pone la questio dell’origine al centro, quanto la realtà fenomenica e la liberazione dalle sofferenze). Siamo arrivati ad un punto della storia dell’Umanità nel quale scienza e religione dicono la stessa cosa.
Nella Giornata mondiale della biodiversità proclamata dall’ONU, svetta l’enciclica papale “Laudato si'” (2015), che fa uno scatto in avanti e va oltre l’interpretazione della biodiversità solo come “risorsa”; punto 195, capitolo V, paragrafo IV: “Il principio della massimizzazione del profitto, che tende ad isolarsi da qualsiasi altra considerazione, è una distorsione concettuale dell’economia: se aumenta la produzione, interessa poco che si produca a spese delle risorse future o della salute dell’ambiente; se il taglio di una foresta aumenta la produzione, nessuno misura in questo calcolo la perdita che implica desertificare un territorio, distruggere la biodiversità o aumentare l’inquinamento. Ed ancora: “Si potrebbe considerare etico solo un comportamento in cui i costi economici e sociali derivanti dall’uso delle risorse ambientali comuni siano riconosciuti in maniera trasparente e siano pienamente supportati da coloro che ne usufruiscono e non da altre popolazioni o dalle generazioni future”.
Il Papa centra il tema con massima precisione (da otto anni), riportando in evidenza il rapporto fra uomo, ambiente ed economia di mercato, e ponendosi come l’unico serio interlocutore alternativo; il celebre adagio “un altro mondo (è) possibile” oggi vale in chiave fideistica tanto in quella scientifica; ed il Papa cattolico ne è il leader mondiale indiscusso. Le grandi ideologie protagoniste del Novecento mancano, difettano, proprio nella questione vita/morte del presente mondiale. Spietate come non può essere il Papa sono le considerazioni conseguenti, ovvero che le basi fondanti dell’economia di mercato “non sono il viatico”; in buona sostanza, l’avidità non solo non è sostenibile, ma è causa del disastro ambientale. Avidità in economia così come in politica. Gordon Gekko (“Greed is good” – Wall Street il film) espressione pura del male, simbolo ed icona dell’autodistruzione. Lo splendore del predatorio benessere occidentale come “ultimo Valzer” sul Titanic.
E’ passato poco più di un anno (febbraio 2022) da quando il Parlamento italiano ha approvato la modifica all’articolo 9 della Costituzione (siamo nei Principi Fondamentali della Carta…), introducendo il termine “biodiversità”: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Che si rifletta attentamente, le parole non sono certo scelte con leggerezza. “Tutelare – v. tr. [der. di tutela] (io tutèlo, ecc.). – Difendere, proteggere, salvaguardare, preservare contro eventuali danni, offese o altre azioni illecite. (Treccani). 4 verbi-azione imperativi.
Prima di tutto nelle scuole. Prima ancora della Cultura c’è l’educazione civica, perchè senza una profonda consapevolezza di questa è impensabile il resto; senza un corretto e consapevole posizionamento della persona nell’ambiente, naturale e sociale, nulla potrà essere in bolla. La “Laudato si'” ed anche gli obbiettivi di sviluppo sostenibile, che indicano i traguardi, ed al tempo stesso sono le uniche chiavi per un futuro dell’Umanità.
Al via la seconda stagione di Brunello Independent: 4 puntate sul Brunello “in mano agli stranieri”. Biondi Santi, Poggio Antico, Poggio Landi, La Fiorita. Qui sotto tutti i video.
italiatv.it – In occasione del debutto mondiale del Brunello di Montalcino 2018, la quinta puntata, di e con Andrea Gabbrielli per la regia di Dario Pettinelli. Questa settimana, Elisa Fanti e suo padre “Sarrino”.
9 minuti. Visione ottimale: TV/Desktop 4K. Buona visione LINK
italiatv.it – In occasione del debutto mondiale del Brunello di Montalcino 2018, la quarta di 7 puntate, di e con Andrea Gabbrielli per la regia di Dario Pettinelli. Questa settimana, Giulio e Mirella Salvioni.
8 minuti. Visione ottimale: TV/Desktop 4K. Buona visione LINK
italiatv.it – In occasione del debutto mondiale del Brunello di Montalcino 2018, la terza puntata della docu-serie di e con Andrea Gabbrielli, per la regia di Dario Pettinelli. Questa settimana, protagonista è Gianna Neri e l’azienda Col di Lamo.
8 minuti. Visione ottimale: TV/Desktop 4K. Buona visione LINK
Online la seconda puntata di #brunelloindependent, la docu-serie di Italia Tv di e con Andrea Gabbrielli, per la regia di Dario Pettinelli. Protagonista di puntata: Tommaso Squarcia, Castello Tricerchi – FINEZZA E SPERIMENTAZIONE.
9 minuti. Visione ottimale: TV/Desktop 4K. Buona visione LINK
italiatv.it – In occasione del debutto mondiale del Brunello di Montalcino 2018, la prima di 7 puntate, di e con Andrea Gabbrielli per la regia di Dario Pettinelli. LINK
Al SIMEI 2022, Valoritalia presenta scenari, tendenze e strategie del mercato del vino sostenibile.
Milano, 16 Novembre 2022 – Sostenibilità: una parola inflazionata, onnipresente, quasi un claim ormai. Ogni azienda che desidera essere competitiva sul mercato sa che deve includere questa parola all’interno delle proprie strategie di marketing, di comunicazione, di posizionamento. L’effetto che si rischia è però quello della sovraesposizione, della perdita di significato e nei casi peggiori, del greenwashing. A tal proposito, Valoritalia, società italiana leader nelle certificazioni agroalimentari, coglie la propria partecipazione al SIMEI 2022 (Milano Rho-Fiera, 15-18 novembre, pad.3, stand V10) per approfondire l’importanza delle certificazioni green, le uniche a garantire l’effettiva sostenibilità di un prodotto, di un territorio, di una denominazione. Ieri, alle ore 11, presso la sala Convegni del Padiglione 3, si è tenuto l’incontro “Il futuro del vino è sostenibile” – Le tendenze di mercato tra scelte dei consumatori e strategie delle imprese”. Il convegno, moderato da Giorgio dell’Orefice, de Il Sole 24 Ore-Radiocor ha visto il susseguirsi di approfondimenti sulle opportunità offerte dalle certificazioni green (Equalitas, Viva, VEGANOK, Vinnatur per citarne alcune) e nuove prospettive, come le certificazioni per il turismo sostenibile, tra scenari e case histories.
Il 18 novembre 2022, sempre al SIMEI, Valoritalia torna a dialogare con il pubblico durante un evento organizzato dalla Fondazione Edmund Mach, nell’ambito del progetto EIT Climate-KIC “MEDCLIV” con il supporto di Unione Italiana Vini in qualità di organizzatrice della fiera SIMEI – dal titolo “Costruire la rete collaborativa per il cambiamento climatico nella filiera vitivinicola italiana “. Sarà un vero e proprio confronto attivo con gli stakeholders sulle sfide del cambiamento climatico alla filiera vitivinicola nazionale. L’evento sarà strutturato in una prima parte introduttiva, dedicata ad alcuni spunti di rilievo sulle attuali prospettive di innovazione in tema vite-vino-clima, e una seconda parte, in forma di dialogo, dove si proporrà la partecipazione ad un’esperienza nazionale di rete collaborativa per le tematiche in questione. Interverranno: Michele Faralli (C3A – UNITN) e Marco Stefanini (FEM), Raffaele Giaffreda (FBK, TESSA Agritech), Sandra Furlan (Valoritalia) e Mariadonata Bancher (CASACLIMA hotel). Segue link al programma e modalità di partecipazione: http://www.simei.it/edizione-2022/eventi/edmund-mach?bz=1
Ogni premialità, bancaria, finanziaria, governativa…, prevede punti di vantaggio solo per le aziende sostenibili. La convenienza sta nella sostenibilità. Se ne parla, sempre più spesso: ma cosa significa essere sostenibili e certificare la propria azienda come tale? Quanto costa? E a chi affidarsi? Parla Giuseppe Liberatore, direttore generale di Valoritalia, l’ente che ha certificato l’80% delle aziende italiane.
italiatv.it – Stefano Cinelli Colombini ci ha concesso un’intervista importante; il tema principale è la zonazione a Montalcino. Ne abbiamo parlato con Andrea Gabbrielli, una vita al Gambero Rosso, oggi “Tre Bicchieri”.
D. Caro Andrea, dalla micro-zonazione di Argiano, che poi anche Biondi Santi ha commissionato per se, alle ultime UGA del Chianti Classico, dal modello borgognotto a quello piemontese, le carte le ha giocate Stefano Cinelli Colombini, con la generosità dei grandi. Ne parliamo?
R. Dario, certo, conosco Stefano da molti anni. Diciamo così: il Brunello di Montalcino è uno dei grandi rossi italiani e del mondo. Da questo punto di vista credo che il confronto con la realtà internazionale sia il contesto più adatto per comprendere il panorama entro cui è situato. La storia del vino evidenzia che la differenziazione territoriale è sempre stata un valore aggiunto per le aree vocate alla grande qualità. La caratterizzazione dei territori (Champagne, Bordeaux, Borgogna, Rheingau, ecc.) ha favorito la costruzione di una filiera sia dell’immagine sia della reputazione e sia del valore, internazionalmente riconosciuta e accettata, che ancora oggi permette di vendere i vini di queste zone a prezzi nettamente superiori ai nostri equivalenti, Brunello compreso. Nella classifica dei primi 50 vini più costosi del mondo secondo Wine Searcher, i Grand Cru sono più di 40. Prezzo minimo medio 3809 USD e prezzo medio massimo 32.857 USD.
D. E i “nostri”?
R. Nessun italiano è in classifica. I nostri vini top quality, più cari e richiesti a livello internazionale, nel caso del prezzo più alto, solo in 2 casi superano i 1.000 euro (1 Barolo e 1 Amarone ) e i due Brunello in classifica veleggiano tra i 500 e i 700 euro. Le zonazioni (e classificazioni) pagano e pure molto bene.
D. Cinelli Colombini dice che siamo noi giornalisti a decretare “i cru”, anno per anno e che la storia della zonazione piace più a noi che ai produttori.
R. No, non sono un vezzo dei giornalisti ma una evidente richiesta del mercato e dei consumatori disponibili a pagare le caratterizzazioni. L’impressione è che la zonazione a Montalcino, in qualche modo, possa rischiare di influenzare il giudizio sulla qualità dei vini e ancor di più, i valori immobiliari e fondiari, è una possibilità che non piace anche se è un’eventualità tutta da dimostrare. In Borgogna dove ogni metro quadrato è classificato, nessuno se la passa male: come sempre, i grandi vini trainano anche i meno grandi. In Chianti Classico le nuove Uga e a Montepulciano le neonate Pievi, hanno iniziato un nuovo percorso di valorizzazione e di caratterizzazione territoriale dei loro prodotti di alta gamma. Ci vorrà del tempo ma sono convinto che i risultati non mancheranno.
italiatv.it – Stefano Cinelli Colombini, Fattoria dei Barbi: “Non credo alla zonazione, è contro la nostra storia. I Cru? Solo qui e ora”. E ancora: “La straordinaria serie di annate di qualità per Montalcino coincide con gli anni del cambiamento climatico”.
italiatv.it – Montalcino – In occasione del settecentenario dantesco, Enzo e Monica Tiezzi presentano “700”, Brunello di Montalcino Poggio Cerrino 2015 Edizione Celebrativa dedicata al Sommo Poeta. Ricevuti dal presidente Fabrizio Bindocci e dal Direttore Michele Fontana, Enzo e Monica Tiezzi sono stati ricevuto presso la sede del Consorzio del Brunello dove hanno donato le bottiglie numerate 002-003-004; la 001 è di Rachele Tiezzi. L’idea nasce in onore alla nipote di Enzo e alla sua passione per Dante. L’azienda fa sue le parole di Aldo Cazzullo: “Dante è il poeta che inventò l’Italia. Non ci ha dato soltanto una lingua; ci ha dato soprattutto un’idea di noi stessi e del nostro Paese. Una terra unita dalla cultura e dalla bellezza. L’Italia non nasce da una guerra o dalla diplomazia; nasce dai versi di Dante”. Il Brunello, da diversi anni ormai, è uno dei principali ambasciatori italiani nel mondo; ci rappresenta, ci racconta. Enzo e Monica Tiezzi omaggiano Dante riconoscendolo come inventore, padre, di quella che nel tempo sarebbe diventata Italia; noi. Ma non solo. Enzo Tiezzi ha voluto questa edizione celebrativa pensando a Dante e alle donne. Il Sommo è il poeta delle donne. Ancora con Cazzullo: “È solo grazie alla donna – scrive Dante – se la specie umana supera qualsiasi cosa contenuta nel cerchio della luna, vale a dire sulla Terra. La donna è il capolavoro di Dio, la meraviglia del creato; e Beatrice, la donna amata, per Dante è la meraviglia delle meraviglie. Sarà lei a condurlo alla salvezza”. L’etichetta raffigura Poggio Cerrino, col celebre verso finale dell’Inferno nel cielo. La scelta è anche il chiaro augurio per tempi migliori rispetto all’era Covid. Sopra il nome “700” in rosso-Tiezzi. La produzione è limitata a 700 bottiglie, numerate a mano, in cassa di legno, solo su prenotazione. L’azienda redige e conserva il registro numerato.
Intervista di Dario Pettinelli. – Sotto la luna piena di Montalcino abbiamo incontrato il Conte Bio, Francesco Marone Cinzano. 10 anni fa fondava “Montalcino BIO”, oggi la metà delle aziende del Brunello è biologica o in conversione. Parliamo di economia circolare e sostenibilità, e circa la polemica sulla presunta scientificità della biodinamica ci dice: “Funziona: le mie terre sono più ricche e trionfa la biodiversità”.
italiatv.it – Intervista di Dario Pettinelli. Come è cambiata la comunicazione del vino nei 18 mesi Covid? Aldo Fiordelli (Decanter) risponde sul ruolo dei social network, su come sono cambiati i contenuti, sulla necessità di andare oltre anche lo storytelling. E consiglia alle aziende di…..
ITALIA TV – 03/02/2021, Montalcino – (di Dario Pettinelli) La vice Presidente ed Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Avv. S. Saccardi, venerdì u.s. ha visitato Argiano col sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli.
La visita segue la presentazione del progetto “Argiano Carbon Neutral” che l’azienda aveva illustrato all’Assessore due settimane fa. Come promesso, l’Avv. Saccardi ha voluto conoscere di persona e sul campo tutti i dettagli del progetto ed ha incontrato il team di esperti di Argiano.
La visita è proseguita con la visita della Tenuta e della cantina storica, dove il CEO di Argiano Bernardino Sani ha illustrato la strategia dell’azienda in materia di sostenibilità, biodiversità ed economia circolare.
L’Ass. Saccardi, dopo l’intervista con Andrea Gabbrielli di Tre Bicchieri Gambero Rosso, ha salutato commentando: “Oggi ho visto una realtà modello: dalla Microzonazione all’agricoltura di precisione, dal biologico al plastic free, quello di Argiano per la neutralizzazione delle emissioni di carbonio è uno dei progetti che non solo la Regione ma anche la UE si aspetta e che sosterrà nei prossimi anni. Seguiremo da molto vicino”.
Bernardino Sani, CEO Argiano: “Onorati di aver ricevuto la visita dell’Ass. Saccardi. Argiano da oggi è capofila del settore vinicolo di Siena Carbon Neutral, l’Alleanza Territoriale partecipata da Regione Toscana, Provincia, Comune e Università di Siena e da Fondazione Monte Paschi. Lavoreremo di concerto con le Istituzioni per il bene comune”.
Montalcino, 13/01/21 – Argiano ha presentato alla Regione Toscana l’ultima, solo in ordine di tempo, delle sue azioni di Responsabilità Sociale: il progetto per la gestione del bosco della Tenuta con obiettivo la carbon neutrality aziendale. L’Assessore all’agroalimentare e Vice Presidente Saccardi ha dichiarato: “Plaudo al progetto, che sosterremo, perché virtuoso e perché si inserisce perfettamente nella strategia regionale ed europea a difesa e valorizzazione dell’ambiente. La Toscana è ricchissima di bosco e questa è una risorsa sempre più importante, strategica, per tutti. Investire nella gestione del bosco è fare in bene della Comunità. Andrò ad Argiano entro la fine del mese”.
Il progetto prevede la misura dell’impronta, l’analisi del ciclo di vita del bosco e le relative certificazioni. Secondo le prime stime indicative, considerando le emissioni di gas serra di una cantina come Argiano e la tipologia del bosco di proprietà, gli esperti Marco Allocco e Benedetto Rugani confermano che il bilancio sarà positivo, ovvero il bosco di Argiano è un polmone che assorbe completamente l’impatto della produzione e che registra un credito ambientale per la Comunità, di Montalcino in primis.
Il progetto Argiano Carbon Neutral prevede anche l’ingresso dell’azienda come capofila del settore vinicolo in “Siena Carbon Neutral”, l’Alleanza fondata da Regione Toscana, Università, Provincia e Comune di Siena e Fondazione Monte dei Paschi. Simone Bastianoni, Ordinario di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali dell’Università di Siena: “Argiano è la benvenuta al nostro tavolo di volenterosi; la presenza di un’azienda con un marchio così prestigioso nell’Alleanza aiuterà la causa e sarà di esempio”.
Quello per la Carbon Neutrality è un progetto che segue le iniziative “Argiano prima cantina plastic free di Montalcino”e “Buona Agricoltura”, il manifesto dei Valori ai quali si ispira la conduzione organico-rigenerativa dell’azienda.
di Dario Pettinelli (dir@italiatv.it) (italiatv.it) – Il primo ministro norvegese Erna Solberg ha aperto ieri la più grande struttura di prova al mondo per il trasporto di CO2, Equinor. L’impianto di prova trasporta anidride carbonica in condotte, sia in forma gassosa sia liquida. L’obiettivo è saperne di più su come si comporta il biossido di carbonio durante il trasporto mediante condutture, informazioni necessarie per aumentarne il trasporto e lo stoccaggio in futuro.
Equinor e i suoi partner hanno modificato la struttura delle pipeline degli idrocarburi per rendere possibile lo studio del trasporto di CO2 come gas e liquido, contemporaneamente. Secondo il piano, questi test saranno in corso fino alla primavera del 2021. Dopodiché, l’impianto di prova sarà utilizzato per il trasporto di petrolio, gas e CO2, a seconda delle esigenze.
Questo mostra come le infrastrutture e le competenze dell’industria petrolifera e del gas possano essere utilizzate per accelerare gli sforzi per la decarbonizzazione. Un’opportunità ed un caso di scuola per un nuovo settore.
Dallo “sciupìo vistoso” di T. Veblen di inizio Novecento alla sostenibilità di oggi, il concetto di lusso ha attraversato gli ultimi centoventi anni mutando e vestendo definizioni sempre diverse, come liquidamente adattandosi di volta in volta alla contemporaneità. Analizzando la società americana, Veblen descrive nel 1899 quelli che potrebbero essere definiti i tratti essenziali del lusso moderno, per lo più legati al “conspicuous consumption”, lo sciupìo vistoso. Moderno e valido fino ai ruggenti anni ’80, ma dopo la progressiva decadenza dei ‘90 oggi si conviene che il lusso inteso come occasione di differenziazione sociale esibita, sia superato, ponendoci di fatto da inizio nuovo millennio in una sorta di post-modernismo del lusso. Che cosa differenzia questa post-modernità, ovvero il lusso contemporaneo? Essenzialmente la sostenibilità. Il principale aspetto del concetto di sostenibilità è certamente il “consumo sostenibile”. Il sistema economico lineare, quello che ha un inizio con la produzione di qualcosa, che passa attraverso l’uso e il consumo di questo qualcosa e che termina con lo smaltimento indifferenziato, è un sistema che ha presentato il conto, e questo conto lo paghiamo in salute. Il lusso oggi guarda ad un futuro diverso, circolare, dove la linearità viene sostituita da uno stile virtuoso basato sulle “4 R: riduci, riutilizza, ricicla, recupera”. Non è più pensabile per un marchio del lusso pianificare strategie avulse da una dimensione etica. Questo è il “Modello Argiano”. Nel corso del Novecento il concetto di lusso è passato dall’oggetto al concetto; la desiderabilità si è spostata dal valore materiale al valore artigianale, per poi abitare oggi nella dimensione etica.
Il lusso, in ultima istanza, è cultura. Il capitale è la conoscenza; la volgarità si identifica con la quantità, col consumo lineare, perché legata a doppio filo a quell’approccio predatorio verso le risorse naturali e umane. Non è più tollerabile, non è più immaginabile, il concetto di lusso con lo sfruttamento, di persone e pianeta, è la nuova volgarità. Lusso è cultura, lusso è empatia, sensibilità al bello, valorizzazione e scoperta. E quando un marchio si veste di questi principi, quando si dà dei Valori conferisce valore, intrinseco, ideale e reale al tempo stesso. Il caso Argiano dimostra che ciò impreziosisce la bottiglia, riposiziona il marchio nel gotha futuro e conferisce al produttore uno status diverso, superiore. Un brand esprime valori e scelte, ha un carattere, è un elemento vivo. E’ anche il principale gancio quando si parla di lusso, la desiderabilità è spesso legata al marchio, al nome. A volte questo nome è così potente che si sovrappone fino a sostituire l’oggetto stesso, come “un paio di Louboutin”, mica più “un paio di scarpe da donna artigianali di lusso”; no, Louboutin. Punto. Ecco perché il lavoro sul marchio è strettamente legato al valore commerciale e al margine di profitto, che poi è lo scopo fondativo di un’Impresa. Artigianalità, sostenibilità, e per un vino “l’equilibrio della biodiversità”, l’espressione di un luogo, lo stretto legame con il suo paesaggio: queste le basi, necessarie e non sempre sufficienti del lusso post-moderno, basi che presuppongono cultura, “il capitale” del lusso.
_________________________________________ Bibl.:
– Thorstein Veblen, “The Theory of the Leisure Class: An Economic Study in the Evolution of Institutions” (1899); – Argiano 1580, “Protocollo Buona Agricoltura” (2019)