
italiatv.it – Stefano Cinelli Colombini ci ha concesso un’intervista importante; il tema principale è la zonazione a Montalcino. Ne abbiamo parlato con Andrea Gabbrielli, una vita al Gambero Rosso, oggi “Tre Bicchieri”.
D. Caro Andrea, dalla micro-zonazione di Argiano, che poi anche Biondi Santi ha commissionato per se, alle ultime UGA del Chianti Classico, dal modello borgognotto a quello piemontese, le carte le ha giocate Stefano Cinelli Colombini, con la generosità dei grandi. Ne parliamo?
R. Dario, certo, conosco Stefano da molti anni. Diciamo così: il Brunello di Montalcino è uno dei grandi rossi italiani e del mondo. Da questo punto di vista credo che il confronto con la realtà internazionale sia il contesto più adatto per comprendere il panorama entro cui è situato. La storia del vino evidenzia che la differenziazione territoriale è sempre stata un valore aggiunto per le aree vocate alla grande qualità. La caratterizzazione dei territori (Champagne, Bordeaux, Borgogna, Rheingau, ecc.) ha favorito la costruzione di una filiera sia dell’immagine sia della reputazione e sia del valore, internazionalmente riconosciuta e accettata, che ancora oggi permette di vendere i vini di queste zone a prezzi nettamente superiori ai nostri equivalenti, Brunello compreso. Nella classifica dei primi 50 vini più costosi del mondo secondo Wine Searcher, i Grand Cru sono più di 40. Prezzo minimo medio 3809 USD e prezzo medio massimo 32.857 USD.
D. E i “nostri”?
R. Nessun italiano è in classifica. I nostri vini top quality, più cari e richiesti a livello internazionale, nel caso del prezzo più alto, solo in 2 casi superano i 1.000 euro (1 Barolo e 1 Amarone ) e i due Brunello in classifica veleggiano tra i 500 e i 700 euro. Le zonazioni (e classificazioni) pagano e pure molto bene.
D. Cinelli Colombini dice che siamo noi giornalisti a decretare “i cru”, anno per anno e che la storia della zonazione piace più a noi che ai produttori.
R. No, non sono un vezzo dei giornalisti ma una evidente richiesta del mercato e dei consumatori disponibili a pagare le caratterizzazioni. L’impressione è che la zonazione a Montalcino, in qualche modo, possa rischiare di influenzare il giudizio sulla qualità dei vini e ancor di più, i valori immobiliari e fondiari, è una possibilità che non piace anche se è un’eventualità tutta da dimostrare. In Borgogna dove ogni metro quadrato è classificato, nessuno se la passa male: come sempre, i grandi vini trainano anche i meno grandi. In Chianti Classico le nuove Uga e a Montepulciano le neonate Pievi, hanno iniziato un nuovo percorso di valorizzazione e di caratterizzazione territoriale dei loro prodotti di alta gamma. Ci vorrà del tempo ma sono convinto che i risultati non mancheranno.