(italiatv) – Il settore delle cripto-valute, nell’immaginario collettivo, è ancora ostaggio di una cattiva reputazione. I motivi principali sono due: la questione dell’anonimato e il rischio di truffe.
A ben vedere però, sono rischi altrettanto presenti e diffusi nell’economia “tradizionale”: l’informatizzazione della finanza non ha certo impedito le diverse possibilità di operare in anonimo (cosa peraltro legata alle diverse normative degli Stati sovrani, alcuni eccezionalmente efficienti per l’anonimato dei loro clienti); e vogliamo dire del rischio truffe fra schemi Ponzi, Madoff, fallimenti e bancarotte pilotate….?
Tutto ci dice che le differenze fra economia tradizionale e crypto-economy attengono alle modalità piuttosto che al livello di rischio.
Altra cosa è la percezione. Senza dare ossigeno al fuoco complottista, è lecito pensare che i soggetti forti dell’economia “tradizionale” remino contro. Ma senza scadere nel complottismo perchè questi soggetti si stanno adeguando e con la recente approvazione degli ETF prima su Bitcoin e ora su Ethereum, beh…, le cose cambiano; nel senso che l’argomento “è tutta una truffa…!” non regge più.
Blackrock, il re fra i re della finanza mondiale (e non solo), spinge anche per gli ETF su Solana: non è la sede per un’analisi finanziaria ma basti sapere che la cosa è finanziariamente rilevante.
La percezione anche circa l’argomento truffe: perchè è vero che sono più d’uno i casi di “cripto-truffa”, ma certamente non sono da meno dei tanti casi Ponzi nel “tradizionale”. Tutto sommato, i pregiudizi di cui sopra non reggono; ma ci sono: a chi legge i perchè allora…
Potente l’argomento dei detrattori della cripto-economia quando dicono: stai comprando calcoli matematici, non c’è niente dietro. Vero, ma anche no.
E’ vero che in teoria con i miei 100 Euro io posso richiedere l’equivalente in oro (diciamo così per semplicità), ma è anche vero che… “in teoria”.
Scambiamo moneta, banconote, assicurandoci solo che non siano false; ecco, con Bitcoin è lo stesso ed in più la validità della moneta è matematicamente dimostrabile in ogni istante, così come tutta la sua storia di passaggi di mano da quando è stata creata al momento in cui la abbiamo noi. Con una banconota questo non è possibile.
E c’è anche un aspetto non da poco in più: le cripto-valute sono in una quantità specifica, finita, e di ogni unità si può sapere chi la ha e dove la ha e da quanto tempo, se in wallet o nell’exchange pronta per il trading. Sono le banconote il vero paradiso del truffatore criminale evasore, non Bitcoin.
“Già ma hai visto i grafici? Montagne russe continue, da infarto quotidiano…”; ecco si, è così e aggiungo: e quindi? Se si ricerca protezione dall’inflazione bisogna stare alla larga dalla cripoteconomia e comprare BTP Valore; se si vuole far fruttare capitale e risparmi ci sono le big companies nei mercati a rischio pressoché zero; se invece si vuole speculare, se si è disposti al rischio del trading, beh allora è il paese delle meraviglie di Alice. Perché a parte le cosiddette stable-coin agganciate al prezzo di un asset materiale, tutte le altre si muovono con percentuali di guadagno o perdita a due cifre tranquillamente. Meno 20% al mese o + 36% in una settimana sono l’ordinario; è la normalità.
Per il viaggio nella crypto-economy è bene prima studiare, capire e poi ascoltare; ascoltare chi sta in prima linea e vive di trading ed investimenti crypto, ed anche i divulgatori; spesso sono le stesse persone. In Italia ce ne sono una ventina degni di nota e con seguiti di pubblico interessanti. Saranno guide, novelli Virgilio per questo viaggio destinato ai curiosi dell’argomento, che quindi non sono ancora “esperti”; ma anche agli esperti, per sapere cosa capisce chi non è esperto; e un viaggio destinato anche agli operatori del settore, per capire come diffondere conoscenza e coinvolgimento a chi ancora non è della partita (i capitali freschi nuovi).
Il viaggio parte da Roma e quindi non poteva che iniziare con Stefano Gabbianelli, “Il Marchese del Crypto”.
Buona visione > www.italiatv.it