La prima intervista dopo il grande successo degli Europei di Atletica di Roma. Un trionfo sportivo per l’Italia che svetta in testa al medagliere, ma anche un capolavoro organizzativo.
Di questi Europei di Atletica ne parliamo con il Direttore Generale, Paolo Carito, docente universitario ed autore di “Sport, Intrattenimento e Digitalizzazione” (Edizioni Franco Angeli, 2022). Intervista esclusiva. Buona lettura >
di Claudio Soldi
italiatv.it – Si sono appena conclusi i Campionati Europei di Atletica. “Roma 2024” è stata straordinaria in termini di prestazioni sportive, partecipazione, spettacolo e copertura mediatica. Un europeo ricco di innovazioni orientate a consegnare un’esperienza memorabile, sia per il pubblico sia per gli atleti.
Per la prima volta, le pedane dei salti sono state allestite a pochi metri dalla Tribuna Tevere, portando gli atleti praticamente a contatto con il pubblico; il rinnovato Stadio dei Marmi, luogo di allenamento e riscaldamento, è stato reso accessibile gratuitamente a tutti gli appassionati; le competizioni della marcia e della mezza maratona si sono concluse con l’ingresso all’interno dello Stadio Olimpico, momento iconico con il richiamo a Roma’60; infine la cerimonia delle medaglie, che si è svolta nella rinnovata Piazza della Fontana della Sfera, regalando a medagliati e pubblico altri momenti di grande emozione.
Europei super innovativi: come è arrivato alla programmazione di un evento così brillante?
P.C.: “È frutto di un grande lavoro di squadra all’interno della Fondazione che ha organizzato gli europei, ma soprattutto del partecipante e socio Sport e Salute S.p.A. Il suo amministratore delegato, Diego Nepi Molineris, aveva già previsto la ristrutturazione dello Stadio dei Marmi e quindi l’abbellimento, l’arricchimento e anche una legacy, per l’atletica leggera e la città. Dapprima una ristrutturazione bellissima, e poi l’intuizione di permettere ai fan, quindi agli spettatori, di poter vedere lì allenamenti, il warm up pre-gara degli atleti in modo completamente gratuito.
In seguito il rifacimento della pista all’interno dello stadio Olimpico e l’intuizione della pedana sopraelevata per i salti che permettesse sia una migliore visione da parte degli spettatori sia una migliore organizzazione di produzione televisiva: una cosa di cui un po’ tutti ce ne siamo avvantaggiati. Bisogna però riconoscere che è merito e frutto di visione, intuizione e implementazione da parte di Sport e Salute S.p.A., che è il gestore anche dell’impianto dello Stadio Olimpico e dell’impianto dello Stadio dei Marmi”.
E invece il richiamo iconico ai giochi olimpici di Roma 1960 con il traguardo all’ingresso dello Stadio Olimpico di marcia e mezza maratona?
P.C.: “Chiaramente una valorizzazione, che da un lato ha reso iconici i due arrivi all’interno dell’Olimpico e d’altro ha permesso di dare un’idea e una concezione di Roma, città che è in grado di unire la bellezza del proprio patrimonio artistico con la possibilità di gareggiare al suo interno. La mezza maratona con il circuito cittadino ha regalato agli spettatori uno spettacolo straordinario”.
Cosa ha provato vedendo, nell’evento da lei organizzato, questa Italia da record?
P.C.: “Allora devo dire che…, qui è una triplice emozione! Ovviamente noi eravamo il comitato organizzatore locale dei campionati e quindi il nostro lavoro inevitabilmente deve essere decontestualizzato e terzo, rispetto al risultato delle singole nazionali e in particolar modo della nazionale italiana; però è chiaro che il sangue è quello, e quindi aver avuto questo ruolo in una manifestazione che ha visto la nazionale italiana dominare, con l’incetta di tutte quelle medaglie, ha creato una triplice emozione. L’emozione di un evento riuscito, all’interno del quale la nazionale italiana ha recitato il ruolo da protagonista e il suggello del Presidente della Repubblica, per ben due volte, un giorno in visita ufficiale e un giorno per passione e attaccamento personale.
Tutto ciò è stato un miscuglio di emozioni che chiaramente ha coinvolto l’italianità di cui sono fiero”.
Ascolti brillanti e interesse mediatico senza precedenti, nonostante l’open di Francia e le amichevoli pre-europeo: si sarebbe mai aspettato questo successo dell’evento?
P.C.: “Magari non in questi termini, ma la premonizione c’era, perché comunque nel corso degli anni l’atletica leggera, pur mantenendo intatte le caratteristiche di sport di sudore, di sacrifici e di purezza, è comunque diventata sempre più una disciplina che si sta prestando a un’unione, una fusione con momenti di spettacolo e di intrattenimento.
Se mi immagino lo sforzo messo in campo che prima da noi, poi dai partner Eurovision ed EBU per la produzione televisiva, dà l’idea di quanto ormai l’atletica possa avere anche una resa in termini di visione televisiva. Quindi la spettacolarizzazione dell’evento dal vivo, che poi viene valorizzato televisivamente, dà il senso di uno sport bellissimo da vedere dal vivo e altrettanto bello in televisione.
Considerando che in questo momento in Europa sia l’Italia sia campioni tipo Armand Duplantis ormai hanno un riconoscimento internazionale, penso che la televisione abbia permesso a coloro i quali non potessero essere presenti fisicamente di vedere uno spettacolo così bello, e quindi di aver avuto dei risultati in termini mediatici e televisivi anche leggermente superiori alle attese”.
Queste sue capacità di organizzatore a servizio di quali eventi futuri le metterà?
P.C.: “Ancora qui per il momento, poi la sfida professionale e manageriale che farà parte del mio futuro non è ancora in pista per usare una metafora calzante, fermo restando che la mia poliedricità fa sì che io continuo ad essere un docente universitario, e sicuro di voler ancora insegnare”.