(italiatv) – 90 anni fa si chiudeva la 1° Mostra Mercato Vini Tipici d’Italia, a Siena. In rete si trovano decine di contributi documentati su questo evento che fu storico, sia per il vino sia per la promozione del prodotto nazionale.
S’era nel bel mezzo del ventennio fascista e la produzione di vino italiano aveva idealmente trovato un nuovo punto zero con l’Unità nazionale. Oggi, 90 anni dopo questa evento pietra miliare, il vino italiano può registrare storicamente dei successi clamorosi, con vette assolute già dal dopoguerra; uno per tutti senza che nessuno si senta offeso, Biondi Santi Brunello di Montalcino 1955.
Ma il presente non ci sorride.

Con visione di insieme è un momento di debolezza come un altro, “un normale andamento, in trend comunque positivo” (si direbbe finanziariamente). E’ lo short-term che rappresenta un problema. Calano i consumi nei mercati tradizionalmente forti per noi, USA e nord Europa, e la Cina s’è rivelato un bluff, buono solo per i francesi, cileni ed australiani.

Parte del problema sono le “mostre mercato” di oggi, le fiere, che stanno cercando di reinventarsi. Ma se reinventarsi vuol dire assecondare le due tendenze contrapposte di salutismo e alta gradazione, allora…. chi paga è solo il vino. Perchè le cosiddette nuove generazioni sono entrambe le cose: salutiste fino all’ossessione, e “superalcoliche” per trasgressione. Vino poco e niente, così come la sua cultura che poi è la nostra storia e le nostre radici più profonde. Enotria, regno del re Italo… Ma questa storia i ggggiovani non la sanno e non interessa loro.