(italiatv) Italia, Paese di produzioni vinicole prestigiose e famose in tutto il mondo; e Paese dove ogni anno si organizzano fiere che richiamano migliaia di operatori del settore, stampa e semplici appassionati. Nell’”era digitale” hanno ancora senso queste manifestazioni? E se si, quale?
Alcune considerazioni sono d’obbligo, proprio perché il filo conduttore è il vino che nasce da sempre come un elemento capace di avvicinare le persone, di abbattere quella sottile barriera di inibizione e di creare momenti di incontro.
Poi c’è il vino come motore commerciale, fondamentale in Italia, che con i suoi 44 milioni (bottiglia più bottiglia meno) di ettolitri all’anno svetta con Francia e Spagna. Numeri importantissimi che meritano ogni tipo di investimento e di sforzo per far conoscere e valorizzare il prodotto italiano.
Ultimo ma non ultimo, non possiamo tralasciare gli aspetti culturali e sentimentali del vino: ancestrale, religioso, identitario e sempre presente a sugellare accordi, così come festeggiare nuovi amori.
Tante le fiere di rilevante importanza in Italia dove migliaia aziende propongono i propri prodotti sia B2B sia B2C: la lista è lunga e inizia naturalmente con la prima fiera al mondo, Vinitaly; ma anche Expo Chianti Classico, Vinoforum e tutte le altre tra le quali appunto il Merano Wine Festival, che nasce nel 1992 da una geniale idea del patron Helmut Kocher, il primo Wine Hunter, prestigioso marchio che si occupa di formazione, comunicazione e innovazione nel mondo enologico.
La data di Merano si sta avvicinando: dall’8 al 12 novembre l’atmosfera particolare di questo evento invaderà le strade di Merano, con la fiera all’interno della Kurhaus, famoso edificio storico, ma anche con moltissimi “momenti fuori salone” che si svolgeranno in altre strutture e per le vie della cittadina. L’esposizione accoglierà non soltanto i vini italiani ma produttori da tutto il mondo. L’intenzione è fondamentalmente quella di realizzare un percorso sensoriale per favorire uno scambio di opinioni e visioni tra produttori, opinion leader e appassionati.
Importante sottolineare il concetto di visione che Kocher ha avuto al momento dell’ideazione della prima edizione e che riesce a risultare mai banale, aiutata sia dalle aziende espositrici selezionate sia dal tema della manifestazione che ogni anno è differente e che quest’anno è “back to the roots” che “vuole essere un ritorno al passato, non solo a prima degli eventi che hanno caratterizzato questi ultimi anni” spiega Kocher nella sua nota introduttiva all’evento del 2024.
Mostrando la capacità di sapersi rinnovare, la manifestazione dedica una sezione al settore in crescita negli ultimi anni, quello dei vini biologici, naturali e orange.
Momento clou della manifestazione il Wine Hunter Award, il premio di eccellenza e alta qualità assegnato annualmente a prodotti vitivinicoli e culinari, ai distillati e alle birre.
Dunque le fiere del vino servono? Credo che la risposta sia sì; se si sanno rinnovare e maggiormente se hanno la competenza e l’astuzia di proporre momenti sempre interessanti e quindi stimolanti sia per gli addetti al settore sia (e soprattutto) al pubblico finale, che è il vero consumatore.
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Sito della manifestazione: