(italiatv) Giovanni Veronesi, regista di film di grande successo nato e cresciuto a Prato, da piccolo era una buona promessa dello sci italiano che si allenava sui campi dell’Abetone ma, come a volte capita nello sport, a seguito di un brutto incidente si trova costretto a dover smettere. Erano gli anni ’70 e qualcosa di incredibile stava per accadere allo sci italiano: esattamente cinquanta anni fa, il 7 gennaio del 1974 a Brechtesgaden in Germania durante una gara di slalom gigante, cinque italiani si piazzano nei primi cinque posti: Piero Gros, Gustavo Thoeni, Erwin Stricker, Helmuth Schmalzl e Tino Pietrogiovanna.
Nasce la “valanga azzurra”, termine coniato proprio durante questa gara, dove la squadra italiana di sci inizia a imporsi in questo sport, costringendo altre squadre, come l’Austria per esempio, a rivedere il modo di allenarsi, “perché questi italiani ora sono fortissimi” (Toni Saler allenatore austriaco).
Già dall’inizio degli anni 70 però le vittorie non erano mancate, alle quali sono seguiti poi risultati incredibili soprattutto da parte di Gustavo Thoeni e Piero Gros che insieme ad altri campioni di puro talento hanno segnato un nuovo inizio per lo sci in Italia, diventando poi un fenomeno di massa che ha portato tantissimi italiani a cimentarsi in questo sport e a seguirlo in televisione.
Gustavo Thoeni, Piero Gros, Paolo De Chiesa, Fausto Radici, Stefano Anzi, Giuliano Besson, Tino Pietrogiovanna, Erwin Stricker, Rolando Thoeni, Helmuth Schmalzl, Franco Bieler, Herbert Plank, Marcello Varallo, guidati dall’allenatore Mario Cotelli, diventano gli idoli di questa generazione. Anche Giovanni Veronesi comincia a seguirli sognando di essere uno di loro e, non potendo più praticare questo sport, inizia a vivere intensamente ogni loro gara e ogni loro vittoria.
La passione quindi come filo conduttore dell’idea di voler riunire la maggior parte di questi campioni in un docufilm che raccontasse le sue emozioni e quelle degli atleti oltre alla storia di questo fenomeno e ai ricordi dei protagonisti. Presentato a ottobre durante il Festival del Cinema di Roma è stato subito acclamato da critica e pubblico proprio per questo forte sentimento che trapela e che anzi ne è il filo conduttore. Le interviste con i grandi Gustavo e Piero introducono il racconto, riuscendo a sottolineare le caratteristiche del primo silenzioso e schivo, e del secondo più audace e peperino.
Veronesi conosce molto bene l’indole di questi atleti e riesce a porsi in modo corretto e anche divertente nelle interviste e nel racconto che diventa in certi momenti anche tecnicamente consapevole dimostrando una conoscenza sciistica molto profonda.
Al via quindi filmati di repertorio di gare dal 1974 in poi dove la valanga azzurra conferma la sua superiorità sia tecnica sia psicologica rispetto agli avversari stranieri: Gustavo Thoeni guida vincendo 4 Coppe del Mondo fra il 1971 e il 1975, un oro e due argenti olimpici in gigante e slalom, altri due titoli olimpici in combinata, un oro e un argento mondiali, 24 vittorie in Coppa del Mondo, 25 secondi e 20 terzi posti.
Piero Gros vince 1 oro in speciale alle Olimpiadi di Innsbruck nel 1976, 2 medaglie i Mondiali del 1978, vince la Coppa del Mondo generale nel 1974 e la Coppa del Mondo di Slalom gigante, con un totale di 35 podi, 12 vittorie, 14 secondi posti e 9 terzi posti.
Veronesi ricorda con dolore la tragedia di Leonardo David, promettente sciatore anche lui della squadra italiana che nel 1979 subisce un terribile incidente in pista che lo terrà in coma per tanti anni fino a quando morirà nel 1985.
Passione, sentimento, emozioni forti per chi ha vissuto qui tempi pienamente e per chi invece ne ha sentito raccontare le gesta: una squadra di ragazzi semplici e invincibili, affiatati tra di loro in un momento storico e fondante dello sci italiano.