
italiatv.it – L’arte del Martini Cocktail, il rito che si ripete, coniugando misteriosamente tradizione e ricerca, storia e sperimentazione, stile e dinamismo. Perchè al contrario di quanto si possa pensare, il Martini Cocktail si è evoluto fino a snaturarsi se vogliamo: dalle origini sempre incerte, ma che lo volevano fondamentalmente dolce, col vermouth e rosso, fino alle verticalità della modernità (che predilige chi scrive). Il Martini Cocktail ha una fenomenologia, ha delle regole, delle ritualità: più volte s’è già detto che non è “una cosa da bere”; crederci o meno.
Bancovino, Prati, Roma: 3 serate per il Martini Cocktail; spiega, racconta e miscela Padre Angelo De Valeri (il perchè del “padre Angelo” afferisce a dettagli e trascorsi solo per i più navigati).
Il Martini Cocktail è una scelta di stile, un’affermazione di identità. Sono andato ad una MCNight solo perchè il barman è il mio personal barman, e so cosa stiamo facendo e di cosa stiamo parlando: il martiniano rigoroso, ortodosso, non ama la ciacola alcolica; non si vuole mischiare con con chi non è sicuro sappia cosa si sta condividendo in quella coppa a triangolo (che è quella e basta: per favore stop creatività inopportuna sul vetro).
La voglia di incontrarsi, il piacere di conoscersi, il desiderio di condividere istanti adulti: nello spirito delle serate Bancovino si trova questo, prima del cibo e del vino. Ludovica dalla barra ci dice che “MC solo per pubblico consapevole. Dalla fine dei ’90 il bere è cambiato: col cambio del millennio c’è stato un cambio nel DNA del consumatore. Io sono cresciuta in anni con cocktail tipo Sex On The Beach e altre “orribilezze” con gli ombrelloni colorati sopra….”. Le rilancio provocando “Se nel cocktail c’è del colore vuol dire che è sbagliato”; lei sorride sorpresa e divertita ma non mi contraddice, e questo le fa onore.
Padre Angelo de Valeri conduce la serata e introduce la storia del Martini Cocktail, dalle origini incerte, tra California e Arma di Taggia ad oggi; ha saputo correre i suoi 100 metri con la staffetta di Mauro Lotti, nostro comune mentore.
“Il Martini Cocktail perfetto non esiste. Ma invece si.”. Padre Angelo è stato bravissimo in un passaggio scivoloso, quello della domanda più frequente nei seminari sul Gin: “Ma qual è il MC perfetto?”. Mi guarda, con gli occhi dritto nei miei che strillano muti “Dario, mò come je lo spiego?”. Io comprendo e lo lascio cinicamente senza aiuti. “Non esiste, ma si può fare; e per ognuno è diverso”. Non si potrebbe dire più semplicemente, perfettamente, efficacemente. Sono rimasto seduto, ma in verità ero in standing ovation.
Le serate al Bancovino sono un privilegio: il locale può ospitare un paio di decine di persone, ed aggiungo, per fortuna: il rischio di trovarsi in un consesso con persone a caso fortunatamente è remoto.
Scelta gin, bene, si può fare anche di più; scelta vini, bene, in altra occasione ne parleremo. Squadra bene: attenti, concentrati, il personale di sala/servizio con menzione speciale.
Molto bene, bello tutto, ma quindi? Quindi Google > BANCOVINO, ROMA.
Video della serata a seguire.
PS.
Il Martini Cocktail è una cosa seria, si fa col gin: se qualcuno vi chiede con quale Vodka, alzatevi e andatevene; subito, senza spiegazioni; con uno sguardo prima di stizza, poi di sdegno.
Dario Pettinelli
Maurizio Conz