ITALIA TV (di Dario Pettinelli). Bolgheri 7 dicembre 2020 – “I Tirreni” è uno dei nomi che i Greci davano agli abitanti della costa: gli Etruschi. Abili navigatori, solcavano i mari con bandiere raffiguranti un delfino, dedicandosi sia alla pirateria sia alla produzione e al commercio del vino. Il marchio aziendale deriva da una leggenda greca nata dalle storie riguardanti il popolo dei Tirreni. Si diceva, infatti, che il giovane semidio Dioniso (promosso a divinità da Zeus proprio per aver inventato il vino) chiese, nel suo girovagare per il Mediterraneo, un passaggio ad una nave etrusca. I Tirreni pensarono allora di rapirlo per essere avvantaggiati nel commercio e nella produzione del vino e lo legarono all’albero maestro della nave. All’improvviso il vento divenne sfavorevole, i timoni della nave si trasformarono in tralci di vite e le cime in serpenti. Presi dallo spavento i marinai si gettarono in mare, ma Dioniso per salvarli li trasformò in delfini.
Il nome di questa azienda è un’idea di Samuele Falciani, l’agronomo e responsabile di cantina e Tommaso Rindi, enologo; i fondatori de I Tirreni. Appassionati di storia e leggende si sono sentiti calzare questo mito. E a ben vedere in effetti c’è tutto: c’è il vino, c’è il luogo e c’è la pirateria, che ovviamente non si riferisce alle scorribande in mare quanto allo “spirito dell’arrembaggio”, del lanciarsi all’avventura. E c’è il mito, la storia, che è suggestiva e desueta.

Attenti a quei due. I due fondatori si conoscono all’Università di Firenze, Dottorato di ricerca per Samuele e ricerca di Tesi di Laurea per Tommaso. “Valutazione di alcuni parametri predittivi del potenziale Red-Ox sul vino” è l’opera con la quale Tommaso si laurea in Enologia con l’aiuto di Samuele, i ragazzi “si prendono” e inizia la storia. In Argentina Samuele, in Francia Tommaso, i due si specializzano ancor di più e iniziano le collaborazioni importanti: Samuele nel Chianti, Tommaso con Paolo Vagaggini e Bernardino Sani a Siena e Montalcino. Qui la loro storia ricorda la sigla di “Attenti a quei due”, il celeberrimo telefilm a puntate con Tony Curtis e Roger Moore. Sono loro. Si perchè, pur avendo la stessa passione-guida e solo 2 mesi di differenza d’età, i due risultano complementari, e si completano. Tommaso più estroverso, sorriso morbido e accogliente, se vogliamo è il front esterno; Samuele è più introverso ma affatto timido, solo molto riservato, poche parole scelte, se vogliamo è quello che copre le spalle quando Tommaso è in giro.

Un bel giorno, la decisione. Tommaso faceva fatica a seguire il senese stando a Firenze, Samuele chiudeva i primi cerchi di vita e pianificava il futuro, insomma… le condizioni si erano manifestate. E qui la grande scelta: l’abbandono della consulenza per altri e l’inizio del percorso personale, con un nome, un marchio per raffigurare quei desideri di futuro. I due ragazzi, che a questo punto però hanno 35 anni, puntano Bolgheri e terre confinanti, puntano alto, e trovano i primi ed attuali 9 ettari. All’inizio terzismo con una cantina-magazzino di 200mq. Dice Tommaso: “Sai Tetris? Ecco, per muoverci dovevamo lavorare di coppia: te ti pieghi un pò di là così passo il tubo di qua e posso mettere la gamba…Era così. La pantera rosa ci faceva un baffo”.
Dopo i primi anni per prendere le misure, per trovare altri spazi e soprattutto per capire come fosse il suolo di Bolgheri, Rindi e Falciani escono con le prime bottiglie. Ma i pirati di Donoratico e Castagneto Carducci hanno sogni grandi e sfidanti e non dimenticano di avere il sangue di Giove nelle vene…. Samuele: “Non vogliamo abbandonare Bolgheri ma Tommaso guarda a Montalcino e io d’altronde vengo dal Chianti”.

D. Cos’ha di così speciale il terreno, il suolo di Bolgheri?
R. Samuele: “Io sono cresciuto nel Chianti; quando sono arrivato a Bolgheri ho trovato una realtà molto diversa, a partire ad esempio dalla stagione vegetativa che qui è molto più lunga. I terreni a Bolgheri sono iperfertili, più che stimolare si deve governare questa vitalità, questa spiccata vigoria. L’obbiettivo è di arrivare alla maturazione zuccherina dell’uva insieme a quella vinacciolo e quindi è tutta una ricerca di equilibrio e di controllo affinché per esempio non si arrivi a raccolta con i vinaccioli verdi. Questa grande vitalità va fatta sfogare ma senza eccessi produttivi”.

D. Entrambi avete Sangiovese nel DNA, ma a Bolgheri sono i vitigni francesi che trovano espressioni uniche ed irripetibili.
R. Samuele: “In terreni come questi il Sangiovese trova espressioni diverse rispetto al senese per esempio; qui c’è una spinta molto forte e ritrovarsi con degli acini enormi, che esplodono, è la normalità. A dirla tutta le condizioni sono perfette per il Cabernet Sauvignon, che infatti è quello che ci richiede attenzioni minime, fa da solo perfettamente. Col Cabernet Franc poi abbiamo grandi soddisfazioni: fin dalle prime volte che giravamo tra i filari abbiamo capito di non dover diradare, o comunque il minimo minimo. Pensi, all’inizio, quando cercavamo un rapporto con la pianta, quando devi costruire una relazione col suolo, lo devi capire, decidemmo di lasciare 2 germogli per sperone 10 gemme a pianta; beh, sono venuto fuori 10 germogli precisi, rimasi sbalordito, mai visto una cosa del genere”.
R. Tommaso: “Il nostro Bolgheri DOC è un orgoglio: 50mila bottiglie che volano via così… 40% Cabernet Sauvignon, 30% Merlot, 20% Cabernet Franc, 10% Petit Verdot, tutto qui di Bolgheri, con malolattica e affinamento in barriques. E’ un manifesto di Bolgheri: struttura, corpo, note varietali avvolte in quelle fruttate e più calde; armonia, larghezza, complessità.
D. Ok, ma non solo grandi rossi…
R. Tommaso: “Esattamente. Il Beccaia Vermentino Bolgheri DOC è una gioia. Sempre col Vermentino ed anche stavolta con la Malvasia e Trebbiano facciamo il Pigolaia, fresco e fruttato con note di zagara e frutta esotica; sapido, strutturato e corposo in bocca. Perfetto per la cucina del pesce; d’altronde siamo sul litorale, queste vigne guardano e sentono il mare”.

I TIRRENI
Via del Casone Ugolino, 29 Cap 57022 – Castagneto Carducci (LIVORNO)
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